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scambi, equivoci eppiù torbidi inganni di gaetano cappelli

stasera, 2 luglio h. 20,00, roma villa giulia, seconda votazione e proclamazione del vincitore del LXIX premio strega. anche quest’anno non sono a villa giulia, ma chemmefrega: oggi esce il nuovo romanzo del maestro gaetano cappelli. se non è un caso, quanto meno è simbolico.

di nuovo è un amatissimo romanzo di quelle gesta che fanno voglia di imitazione, immediata. di nuovo una scrittura fluida, divertente e sagace con un incastro di scene alla pari di un film. se non conosci il maestro gaetano cappelli, male, malissimo. vedi di sistemare le cose e poi ripassa a leggere.

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se lo conosci è a te che parlo perché qui (ri)troviamo tutto l’animalario che ci piace e che ci ha conquistato anche in altre pagine, perché [è inutile signori e SIGNORE che CI nascondiamo] siamo così, chi più chi meno elegante, chi più chi meno avvinghiato ad un accento che ricostringe alle origini primitive, chi più chi meno.. ognuno professionista a suo modo in qualche arte, anche se ci si maschera dietro nomi di gin che ne fanno quattro bottiglie all’anno e ci piace immensamente ma lo mescoliamo con la tonica e una fetta di cetriolo perché sennò è troppo forte, cappotti di cachemire che uccideremmo nostra nonna piuttosto che farlo avvicinare da una tarma arrivata-s’intende- dall’armadio della vicina di casa impossibile da condividere, libri che ahquellolìnonloleggoneanchemorta ma appena esce ce l’abbiamo sul kindle che tanto nessuno può sapere (eccomi qua!!!!). alla fine, di fronte alle passioni, siamo tutti uguali. e quello che da sempre immensamente adoro del maestro gaetano cappelli è la soavità, la leggerezza delle sue donne lavoratrici, palestrate, mamme, supponenti e noiose, che non escono mai sconfitte, non lavano piatti, non stirano non fanno faccende, professioniste cattive o svampite per fortuna o per finta, burine, opportuniste e innamorate, pantere con le unghie da affilare, ma tutte potenzialmente pantere, eleganti o apparecchiate in maniere discutibili per noi fan dei tubini e dell’essenza chic delle cose (e sotto: leopardo bordato di viola c’è, sempre, io so). ecco loro, si ricreano e mai ab-battono, anche se fritte risorgono come araba fenice e vincono di quello, sempre e comunque. in opposizione l’uomo ingenuo, irretito, incastrato e senza colpe, punito e trascinato senza via di scampo dai bisogni atavici e primari contro cui, nulla può. alla fine, seguendo la matassa che il narratore onniscente ci sviluppa davanti, colpi di genio (e di culo) risolvono pure le situazioni peggiori con soluzioni definitive o che (solo) a prima vista sembrano svantaggiose.

storia porca e sofisticata che scalderà ancora di più le giornate di signore irreprensibili, già tormentate dal caldo di questi giorni e signori che una riccarda la vorrebbero avere almeno per una mezzora vicina di ombrellone. a pag. 100 un’imperdibile iluminante piccola dissertazione sulle differenze fra uomo e donna maturi e, più oltre, un trattato ai limiti del filosofico sulla pulizia e lucidatura delle scarpe (non una scarpa qualsiasi).

da anni leggo ogni settimana d’orrico sul magazine del corriere, ho seguito centinaia di sue indicazioni di lettura fra cui parenti lontani di cappelli e la versione di barney di mordecai richler: due dei più bei libri letti (sorrentino e tony pagoda appena dopo). devo ringraziare quotidianamente, infinitamente come i ceri alla madonna per grazia ricevuta, per cappelli, perché prima o poi a barney ci sarei comunque arrivata. il maestro ci regala libri che danno sollievo anche nella tragedia e nell’inevitabilità dei disastri di cuore (in tutti i sensi possibili) e infonde leggerezza, quella che tanti altri vendono contraffatta un tot al chilo e ci fa anche vomitare.

7 pensieri riguardo “scambi, equivoci eppiù torbidi inganni di gaetano cappelli

  1. Skorpio lo prendeva mio fratello, ed io leggevo Chiara di Notte e Bruno Bianco.

    A proposito di BB, ti ricorda qualcuno? ; )

  2. Chiara la ricordavi perchè, come la Pin-up di Berthet-Yann si rifaceva alla tua beniamina Bettie Page, no?

    Però non hai ancora indovinato…

      1. Più che altro è l’espressione… te lo dirò alla prossima milonga, visto che ha a che fare col tango – hint, hint…

        Tu però continua a pensarci…

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